Con riguardo ai motori di ricerca, il diritto all’oblio consiste nella c.d. deindicizzazione, ossia nella non accessibilità in via diretta della notizia contestata tramite motori di ricerca esterni all’archivio in cui quel contenuto si trova, non concretizzandosi, dunque, nella rimozione/cancellazione di un contenuto.
Appare di noticile interesse l’analisi del contenuto di talune recenti sentenze italiane le quali offrono uno spunto per diversi esempi pratici di diritto all’oblio su Google.
In relazione ai termini
Il Tribunale di Lucca, con sentenza n. 96 del 19 gennaio 2019 ha ritenuto che il diritto all’oblio dovesse ritenersi non sussistente laddove i fatti risalgano ad un anno prima, in quanto tale periodo è troppo breve per ritenere affievolito l’interesse pubblico all’informazione e alla conoscenza della notizia.
In relazione al testimone
Ancora, il diritto all’oblio è stato ritenuto dal Tribunale di Firenze (sentenza dell’11 febbraio 2019 n. 452) applicabile anche al testimone. Difatti, quest’ultimo è tenuto a non riferire con riguardo a fatti giudiziari passati nel tempo laddove questi non sia rilevanti o non richiesti. Ove il testimone leda il diritto alla riservatezza, sarà quindi tenuto a risarcire il danno.
In relazione a vicende aperte
Diversi procedimenti vanno per le lunghe e se sono ancora conclusi, si ritiene che le notizie siano ancora attuali. Pertanto, non sarà possibile richiedere la rimozione di tali contenuti, in quanto di interesse pubblico. Questo è quanto deciso dal Tribunale di Roma, con sentenza del 12 luglio 2018 n. 12048
In relazione alla cancellazione
La sentenza del 24 gennaio 2017, n.1303 del Tribunale Roma ha stabilito che non si potesse ottenere la cancellazione di una notizia riguardante un’utente che la richiedeva in merito ad alcune informazioni contenute in un articolo di giornale. Invero, il Tribunale di Roma ha ritenuto che si trattasse di informazioni utili.
In relazione alla domanda
Con riferimento alla modalità di richiesta di deindicizzazione di alcuni contenuti, il Tribunale di Milano, con sentenza dell’8 gennaio 2018 n. 419 ha indicato che la domanda dovesse essere precisa e dettagliata in relazione ai link da eliminare. Il giudice milanese ha, altresì, segnalato che la richiesta va rivolta a Google Inc., gestore effettivo di Google Italy Srl.