Tramite il sito ufficiale del Garante Privacy, oltre alle varie novità in merito alla privacy, alle normative che la regolano e alle procedure da seguire per cancellare notizie da internet, è possibile consultare anche molti provvedimenti che lo stesso Garante emette, in merito alle richieste di diritto all’oblio degli utenti. A tal proposito oggi parleremo di una delle ultime sentenze, la n. 9883613 emessa in data 23 marzo 2023 proprio dal Garante Privacy. Analizziamo i fatti.
La vicenda
Un cittadino, in data 15 settembre 2022, ha chiesto al motore di ricerca Google LLC la rimozione di notizie da internet e rimozione contenuti obsoleti Google, associate al suo nominativo, e collegate ad una vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto con l’accusa di truffa e in merito alla quale è stato assolto nel 2015, e di estendere tale intervento anche ai Paesi che possano avere per lui qualche rilievo. Secondo il reclamante, le ragioni del rifiuto di Google risultano prive di fondamento in quanto richiamano un asserito ruolo pubblico del medesimo dovuto ad una sua candidatura in ambito politico, che si è comunque conclusa con la sua mancata nomina.
La risposta di Google ed il provvedimento del Garante
Con una nota del 10 novembre 2022 Google LLC ha comunicato che due degli URL oggetto del reclamo sono collegati a pagine che non risultano visualizzate per ricerche condotte con il nominativo dell’interessato mentre, per i restanti URL, di non poter accogliere la richiesta in quanto sussistente l’interesse pubblico ad averne conoscenza tenuto anche conto del fatto che non sono stati forniti dal reclamante sufficienti elementi per poter effettuare una valutazione completa delle sue richieste.
Infatti, sostiene Google, l’interessato non ha comunicato né in sede di interpello, né in sede di reclamo alcuna informazione in merito all’assoluzione intervenuta relativamente al reato di truffa, tenuto anche conto del fatto che sulla base dei contenuti collegati ad alcuni degli URL oggetto di reclamo sembrerebbe che il medesimo sia stato processato per il diverso reato di esercizio abusivo delle proprie ragioni.
Inoltre, nel reclamo presentato, non risulta indicata l’attuale professione ed in virtù di una sua recente candidatura politica, potrebbe ricoprire un ruolo pubblicamente rilevante. Con una nota del 22 novembre 2022 il reclamante ha comunicato di essere stato assolto con riguardo a tutti i capi di imputazione riportati negli URL oggetto di reclamo, dei quali uno soltanto riporta l’accusa di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, e che pertanto non si ritengono sussistenti ragioni specifiche in virtù delle quali gli stessi debbano restare reperibili in associazione al proprio nome e cognome.
Il Garante Privacy, una volta ricevuta la documentazione, ha rilevato che gli articoli risultano collegati a commenti, pubblicati da più di dieci anni, contenenti informazioni che rimandano a condotte rispetto alle quali l’interessato è stato assolto, come comprovato dalle sentenze prodotte nel corso del procedimento.
Inoltre, che le pagine nelle quali sono pubblicati i predetti commenti non contengono alcun dato utile a fornire un aggiornamento riferito alle vicende che hanno coinvolto il reclamante. Sulla base di questi elementi, il Garante Privacy ha ritenuto fondato il reclamo, ordinando pertanto a Google di rimuovere le informazioni da internet, in associazione al nominativo dell’interessato, entro il termine massimo di venti giorni. Per leggere il provvedimento clicca qui.