Diffusione di notizie personali, diritto all’oblio e deindicizzazione sono tra i temi più scottanti in materia di trattamento dei dati. La normativa, infatti, permettere la rimozione di determinati contenuti, nel rispetto del diritto all’oblio, allorché gli stessi siano lesivi della normativa nazionale o, nel caso dell’Europa, della regolamentazione comunitaria. Tuttavia, si sta diffondendo una prassi in alcuni tribunali che ha portato all’eliminazione di dati e informazioni personali in uno Stato sulla base di leggi di altri Paesi.
La questione
Il dibattito, ormai accesso in Europa, attiene al quesito del se il diritto dell’Europa all’oblio, che consente alle persone nei paesi dell’UE di richiedere la rimozione di determinati collegamenti dai risultati della ricerca di nomi, debba estendersi oltre i confini dell’Europa e in paesi che hanno leggi diverse. La posizione di Google è molto chiara e netta: ogni paese dovrebbe essere in grado di conciliare libertà di espressione e privacy nel modo che preferisce, non nel modo in cui sceglie un altro paese. Il motore di ricerca, infatti, nel suo blog personale afferma di essere molto diligente nel rispetto delle regole imposte dall’Europa e di aver collaborato in armonia con le Autorità di settore. Nonostante ciò, un’autorità per la protezione dei dati, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) francese, ha ordinato a Google di andare molto oltre, stabilendo che la rimozione dei dati dove coinvolgere ogni paese nel rispetto delle leggi francesi.
Le preoccupazioni di Google
Applicare la legge nazionale di un singolo Paese al resto del mondo implicherebbe che i paesi di tutto il mondo, compresi i paesi non democratici, potrebbero avanzare la medesima pretesa. In definitiva, Google potrebbe dover implementare gli standard francesi sui siti di ricerca di Google dall’Australia (google.com.au) allo Zambia (google.co.zm) e ovunque nel mondo. Il motore di ricerca, invero, sostiene che sicuramente la privacy è un diritto fondamentale, ma lo è anche il diritto alla libertà di espressione. E l’equilibrio tra i due diritti è bilanciato dai limiti territoriali, coerenti con i principi fondamentali del diritto internazionale. Non sarebbe altrettanto corretto che un paese non dovrebbe avere il diritto di imporre le proprie regole ai cittadini di un altro, soprattutto non quando si tratta di contenuti leciti.