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Diritto all’oblio per cancellare notizie da Google, il caso del Belgio

Diritto oblio cancellare notizie Google caso Belgio

Photo by Mizter_X94

Il 4 luglio 2023, la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) è stata chiamata a decidere in merito alla causa di un cittadino contro il quotidiano belga Le Soir. La sentenza ha confermato la decisione della camera bassa che ha stabilito che anonimizzare i dati di un soggetto all’interno di un articolo non viola la libertà di espressione dell’editore. Analizziamo insieme la vicenda al fine di comprendere al meglio il caso del Belgio in tema di diritto all’oblio per cancellare notizie da Google.

La vicenda

Il popolare quotidiano belga Le Soir, nel 1994, ha pubblicato un articolo contenente vari incidenti stradali mortali ed all’interno di esso furono pubblicati i dati personali del conducente responsabile di uno degli incidenti. L’interessato venne inizialmente condannato e successivamente graziato ma, nonostante questo, nel 2008 il quotidiano ha digitalizzato il proprio archivio digitale, rendendolo accessibile a tutti in modo gratuito.

Il presente archivio conteneva anche l’articolo riguardante l’interessato, che si appellò subito al diritto all’oblio chiedendo di cancellare notizie dal web o, in alternativa, di renderla anonima. Tale decisione era supportata anche dal fatto che, essendo un medico, molte persone si ritrovano a fare ricerche online con il suo nome e che i motori di ricerca lo collegavano ancora in merito alla vicenda pubblicata nell’articolo.

A seguito del rifiuto di Le Soir di accogliere la richiesta del reclamante, i tribunali belgi hanno però ordinato al giornale di rendere anonimo il suo nome completo. Il quotidiano, non contento della decisione, ha quindi portato il caso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, sostenendo che l’ordinanza violava il diritto alla libertà di espressione.

La decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo

La vicenda, come abbiamo anticipato, finì in appello dalla camera bassa della Corte Europea dei diritti dell’uomo, per poi terminare nei tavoli della Grande Camera. Secondo i giudici della Grande Camera l’articolo “non ha alcun interesse di attualità, storico o scientifico” ed al soggetto interessato, che non rivestiva alcun ruolo pubblico, è stato causato un grave danno anche in virtù della continua disponibilità in rete di una vicenda avvenuta molti anni prima.

La Corte Europea si è pronunciata attraverso 12 giudici, di cui 5 in disaccordo, ed ha aggiunto che l’anonimizzazione dell’articolo non ha imposto un onere eccessivo e impraticabile al quotidiano e che si è trattato dello strumento più rapido ed efficace per proteggere la privacy del soggetto interessato.

I giudici hanno poi concordato che c’è stata in alcun modo nessuna violazione dei diritti alla libertà di espressione e che la sentenza non ha sacrificato la libertà di stampa in favore del diritto all’oblio. La decisione, per il momento, è stata presa soltanto per il caso in esame e non è stato aggiunti l’obbligo, per tutti gli editori di notizie sul web, di anonimizzare sistematicamente i propri archivi

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