Il Tribunale di Modena ha da poco chiarito come attuare il nuovo diritto all’oblio in vigore da gennaio, sulle notizie, in particolare si è soffermato su quelle per le quali è stato emesso decreto di archiviazione.
Il nuovo diritto all’oblio della Riforma Cartabia
L’art. 17 del Regolamento UE 16/678, comunemente noto come GDPR, ha sancito il diritto all’oblio, ovvero quel diritto che hanno i cittadini europei di cancellare i propri dati personali dagli archivi dei titolari al trattamento, purché rispettino determinate condizioni. La maggior parte delle volte, però, è un diritto che si scontra con la pervasività degli archivi informatici e con la pervasività della cronaca giudiziaria nei media tradizionali ed online.
Infatti, se è pur vero che ognuno di noi può chiedere ed ottenere la rimozione dei propri dati personali al titolare al trattamento, è altrettanto vero che tale nome non verrà definitivamente rimosso dalla rete e dai motori di ricerca. Così, non sarà possibile rimuovere informazioni personali da Internet.
A tal proposito si è espressa più volte anche la Corte di Giustizia dell’Unione europea stabilendo che non è possibile imporre la rimozione degli articoli collegati ad un nominativo alle testate giornalistiche ma che l’unica strada percorribile è quella della deindicizzazione.
Si tratta di un procedimento volto a non mostrare più i dati sensibili di cui l’interessato ha chiesto l’oscuramento. Come tutti sappiamo, il 1° gennaio 2023 è entrato in vigore il nuovo diritto all’oblio, attraverso la Riforma Cartabia, grazie all’introduzione dell’articolo 64 ter delle Disposizioni di attuazione del Codice di procedura penale.
Si tratta di un provvedimento piuttosto innovativo, in quanto vuole automatizzare la deindicizzazione delle notizie collegate ad un nominativo, se tale cittadino è stato assolto o se il procedimento si è concluso con l’archiviazione del caso.
Soprattutto nella primissima fase qualche autore ha dubitato dell’automatismo dell’emissione del provvedimento di deindicizzazione, ma la disposizione è chiara nel non prevedere alcuna discrezionalità da parte delle cancellerie, ovvero gli organi incaricati ad emettere il provvedimento.
Diritto all’oblio su Google nel 2023: istruzioni dal Tribunale in merito all’archiviazione
Richiedere la deindicizzazione di una notizia per effetto dell’archiviazione del caso è diversa rispetto a quella per l’assoluzione del soggetto interessato. Infatti, se la richiesta è relativa ad un provvedimento di archiviazione, il Tribunale ha chiarito che il relativo fascicolo deve essere restituito alla Procura della Repubblica e:
- Si deve richiedere con urgenza il fascicolo all’ufficio requirente, il quale dovrà essere inserito nel sistema informatizzato (regeweb e TIAP), effettuando l’upload della richiesta. Una volta approvata la deindicizzazione si dovrà provvedere, a seconda della tipologia della richiesta, a rispettare gli adempimenti previsti dalla normativa.
Che cos’è la deindicizzazione?
La deindicizzazione indica quella procedura che consente di cancellare informazioni da Internet, al fine di rimuovere contenuti ed informazioni dall’indice dei motori di ricerca, quali Google o Bing. Allo stesso tempo, la procedura di deindicizzazione non prevede l’eliminazione del contenuto dalla rete o dal sito su cui si trova, ma ne limita la visibilità.
Pertanto, l’utente non troverà quel particolare contenuto all’interno dei risultati offerti dai motori di ricerca, in seguito ad una query da parte dello stesso su un argomento collegato o affine. In conclusione, dunque, è possibile affermare che con deindicizzazione il contenuto rimane online, è presente, ma non è reperibile nel momento in cui si effettua una ricerca.