Potrebbe capitare di avere interesse alla rimozione di informazioni personali dalle ricerche Google e di adire il diritto all’oblio. Il più delle volte, infatti, tali informazioni riguardano denunce, arresti o condanne.
A tal fine, è necessario richiamare proprio il c.d. diritto all’oblio ai sensi dell’art. 17 del GDPR (Regolamento per la protezione dei dati personali). Di tal che è possibile per l’interessato in questo senso l’interessato può richiedere l’eliminazione dei contenuti che si presentano sotto forma di articoli o notizie su internet, intese come pagine web, articoli di giornale, post sui Facebook, Instagram o Twitter, purché siano di pubblico dominio ed atti alla diffusione nonché, chiaramente, che abbiano riguardo al soggetto interessato.
Cosa si intende per diritto all’oblio
Il diritto all’oblio può essere definito come il diritto ad essere dimenticati dopo un certo periodo di tempo.
Più precisamente, esso indica il diritto alla propria riservatezza e identità personale e può prevalere sul diritto di cronaca che riguarda notizie antiche e ormai superate. Una notizia pregiudizievole per l’onore e la reputazione di un soggetto può essere legittimata dal diritto di cronaca nel momento in cui è stata pubblicata, ma dopo anni sarebbe difficile sostenere la permanenza di un interesse pubblico a mantenerla in rete: non è più attuale, a meno che la notorietà del personaggio non giustifichi il suo mantenimento.
Presupposti per ottenere la cancellazione delle notizie dal web
Stando a quanto previsto dal summenzionato GDPR, la rimozione dei link, URL e notizie pregiudizievoli potrà aversi:
-Laddove sia una evidente assenza di pubblico interesse. In questi casi l’interesse del pubblico, anche configurato come interesse storiografico, non è sussistente e dunque non vi è ragione affinché le notizie che ledono la reputazione di un soggetto debbano circolare sul web, creandogli disagio nella vita privata.
Ancora, quando nelle notizie compaiono dati particolarmente sensibili, tra cui informazioni relative a salute, sessualità, razza, etnia etc., i contenuti dovranno essere eliminati dal web per non causare un pregiudizio alla reputazione web del soggetto.
-Allo stesso modo anche i soli contenuti che riguardano minorenni verranno rimossi. La ragione qui è abbastanza semplice e di facile apprensione. I soggetti minori, a seguito delle convenzioni anche internazionali, si pendi alla Convenzione di Lanzarote sui diritti del bambino e del minore, vengono considerati come soggetti deboli, i quali hanno bisogno di una maggiore tutela e protezione. In questo senso si deve dare molto più peso ad una notizia online che abbia come contenuto principale l’individuo minorenne, il quale potrebbe, come in effetti è, risentire maggiormente degli effetti della diffusione di quella notizia sul web.
– Ancora, si può adire al beneficio del diritto all’oblio quando il soggetto abbia scontato definitivamente una condanna, o sia stato prosciolto per reati che gli venivano contestati. Proprio quest’ultimo fattore, soprattutto laddove il richiedente sia stato prosciolto o assolto con formula piena ex art. 530 c.p.p., è stato poi menzionato nella già menzionata riforma Cartabia, semplificando di gran lunga il procedimento per l’ottenimento della deindicizzazione dei contenuti a questo inerenti in rete.
Conclusioni
L’European Data Protection Board, mediante la pubblicazione delle linee guida 5/2019, si è espresso in merito al trattamento dei dati personali e al diritto all’oblio, con un particolare riguardo agli adempimenti che devono seguire i vari motori di ricerca al fine di eliminare le notizie dal web che risultano essere pregiudizievoli per i soggetti interessati.
Stando, dunque, a quanto indicato, il diritto all’oblio prevede che ogni persona possa chiedere la deindicizzazione di contenuti non più ritenuti condivisibili dai motori di ricerca. Più precisamente, per “deindicizzazione” si intende che il motore di ricerca non renderà più accessibile le informazioni di cui si richiede la rimozione agli utenti, dal momento che le andrà ad oscurare.
In altre parole, non avendo gli strumenti per farlo, il singolo motore di ricerca non eliminerà integralmente i dati, la notizia o l’informazione di cui si contesta la diffusione, ma farà in modo da non renderli più visibile online, di tal che è come se gli stessi non fossero mai esistiti.