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In che modo il GDPR rafforza il diritto all’oblio?

In che modo il GDPR rafforza il diritto all’oblio?

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In relazione all’applicazione del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali assume un ruolo di primo piano il GDPR che, nella maggior parte dei casi, va a rafforzare quello che tutti noi oggi conosciamo come il diritto all’oblio.

Il collegamento del GDPR al diritto all’oblio

Il diritto all’oblio si poggia sul principio giuridico, sancito sia dalla Corte Europea, sia dalla Corte di Cassazione, che trova la sua regolamentazione nel GDPR. L’articolo 17 del GDPR tratta, appunto, il “diritto alla cancellazione” che può essere rivendicato quando i dati non sono più necessari alla finalità per i quali sono stati pubblicati, o nel caso in cui il consenso alla loro pubblicazione sia venuto meno.

Questo accade quando sono stati oggetto di revoca da parte dell’interessato. L’art.17 del GDPR specifica che si ha diritto alla cancellazione dei dati, per rimuovere informazioni personali da Internet, anche nel caso in cui, questi ultimi siano stati pubblicati e trattati in modo illecito. Una novità molto interessante sul diritto all’oblio riguarda la possibilità di poterlo applicare anche nel caso in cui sia pervenuta al titolare, che ha reso pubblica la notizia, la richiesta di cancellazione.

Ovviamente tale richiesta deve essere ritenuta legittima dal titolare, che si pone come “intermediario” tra il soggetto richiedente e chiunque persista nel pubblicare nuovamente i dati presi dal “sito sorgente”.  Il titolare, come stabilito nel GDPR, deve adottare tutte le misure necessarie affinché i dati in questione non vengano nuovamente pubblicati o trattati da terzi.

In che modo il GDPR rafforza il diritto all’oblio?

Grazie al GDPR, il diritto all’oblio è stato rafforzato. Infatti, è possibile rimuovere informazioni personali da Google e cancellare i propri dati personali, a prescindere se tali dati stiano circolando o meno pubblicamente. In altre parole, quindi, possiamo dire che la richiesta di rettifica può essere avanzata dai cittadini per qualsiasi ragione, quindi:

  • non soltanto per ragioni che riguardano la tutela della reputazione o la corretta rappresentazione pubblica della personalità individuale;
  • può riguardare anche dei dati non pubblici, ma gestiti soltanto dal titolare del trattamento;
  • può riguardare, infine, informazioni che non sono mai state di interesse pubblico, neanche in passato.

Le disposizioni del GDPR hanno anche il compito di tenere in considerazione una delle sentenze più celebri degli ultimi anni, quella relativa al caso Google Spain. Quest’ultima ha stabilito che i motori di ricerca sono responsabili del trattamento dei dati personali degli utenti. È grazie a questa sentenza che la Corte di Giustizia Europea ha imposto ai motori di ricerca, laddove ne ricorrano le condizioni, di cancellare informazioni personali dal web a seguito di una ricerca effettuata a partire dal nome di una persona.

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