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L’approccio di Google Europa al diritto all’oblio

Il diritto all’oblio, che ha trovato massima diffusione negli ultimi anni, può configurarsi nelle c.d. deindicizzazione, che consiste nella non accessibilità in via diretta della notizia contestata tramite motori di ricerca esterni all’archivio in cui quel contenuto si trova, non concretizzandosi, dunque, nella rimozione/cancellazione di un contenuto.

Appare, pertanto, interessante comprendere quale sia l’approccio di Google, il più noto motore di ricerca, con riguardo alla materia del diritto all’oblio, che oramai gli riguarda sempre più da vicino.

La posizione di Google

In seguito alla Sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 2014, che ha permesso ai cittadini europei di richiedere il c.d. diritto all’oblio, ossia la possibilità di richiedere chiedere ai motori di ricerca di rimuovere determinati collegamenti a informazioni personali, Google ha provveduto ad adeguarsi e a soddisfare con celerità le richieste degli utenti.

Nonostante ciò, l’Autorità adibita alla protezione dei dati francese (il CNIL), ha invitato la Società a rimuovere i collegamenti non solo da tutte le versioni europee di Ricerca, ma anche da tutte le versioni a livello globale.

I timori del motore di ricerca

Stando alla decisione del CNIL, una richiesta di rimozione da parte di un individuo in Francia, se approvata, verrebbe rimossa non solo da google.fr e da altre versioni europee di Ricerca Google, ma da tutte le versioni di Ricerca Google nel mondo. Tale statuizione, tuttavia, ha preoccupato non poco la Società, in quanto potrebbe avere l’effetto di censurare completamente i motori di ricerca. Invero, secondo il team di Google, il diritto all’oblio è, innanzitutto, un diritto europeo e non mondiale. Inoltre, ci sono casi in cui i contenuti dichiarati illegali dalle leggi di un paese, sarebbero considerati legali in altri.

Il rischio temuto è che Internet non sarebbe più un luogo libero e che un singolo paese possa decidere quali siano i contenuti accessibili per un altro paese.

Conclusioni

Dunque, Google sostiene con fermezza la non necessità di un provvedimento di tale portata, in quanto la maggior parte degli utenti francesi (97%) accede a una versione europea del motore di ricerca di Google (come google.fr, piuttosto che a Google.com). Chiedeva, pertanto, di ritirare l’ordine impartito dal CNIL, promettendo, tuttavia, di impegnarsi a lavorare in collaborazione con le autorità di regolamentazione in modo aperto e trasparente.

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