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Sentenze diritto all’oblio nel mondo, il caso della Francia

Sentenze diritto oblio nel mondo caso Francia

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Il cosiddetto diritto all’oblio, istituito nel maggio 2014 quando un tribunale europeo ha stabilito che tutti i cittadini possono chiedere ed ottenere dai motori di ricerca di cancellare notizie da Internet per la rimozione di notizie che apparivano sotto il proprio nominativo, è stato fino ad ora applicato nella maggior parte dei casi all’interno dell’Unione Europea.

Il popolo francese, però, si sta muovendo affinché si applichi questa legge anche a livello globale, dopo che il Garante Privacy francese ha respinto un ricorso di Google. Analizziamo più attentamente la vicenda.

La vicenda

A maggio 2015, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) ha ordinato a Google di applicare correttamente il diritto all’oblio anche ai suoi siti internazionali e non solo ai suoi domini all’interno dell’UE. Questo significa che, qualora una richiesta di rimuovere informazioni personali da Google viene presentata da un cittadino francese, se accolta, non dovrà essere rimossa soltanto sul dominio francese di Google ma da tutte le versioni di Ricerca Google in tutto il mondo.

Google ha fin da subito presentato ricorso anche se è stato prontamente respinto dalla CNIL. Ora, quindi, il motore di ricerca è chiamato a rimuovere decine di migliaia di risultati di ricerca da google.com e altri domini globali. Inoltre, questa sentenza varrà anche per tutti gli altri motori di ricerca, come Yahoo o Bing.

Cosa rischia Google se decide di impugnare la decisione della CNIL

Come abbiamo detto, Google ha ribadito la sua contrarietà in merito alla decisione legale presa nei suoi confronti. In una recente intervista, un portavoce del motore di ricerca ha dichiarato: “In linea di principio siamo rispettosamente in disaccordo con l’idea che un’autorità nazionale per la protezione dei dati possa affermare l’autorità globale per controllare il contenuto a cui le persone possono accedere in tutto il mondo“.

Ulteriori possibilità di impugnare la decisione presa dalla CNIL non ci sono, soprattutto in questa prima fase, ai sensi del diritto francese. Nel caso in cui Google prenda la decisione di non volersi conformare, potrebbe incorrere a pesanti sanzioni già previste dalla CNIL. Le multe, in questo caso, probabilmente partirebbero da 300.000 euro circa (336.000 dollari), ma potrebbero aumentare anche tra il 2 e il 5%, a seconda dei costi operativi globali di Google.

Il motore di ricerca, a questo punto, potrebbe anche rivolgersi al Conseil d’Etat, la corte suprema per la giustizia amministrativa, per impugnare la decisione e sanzionare.

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